La biografia sconosciuta di Gesú
e le
conseguenze storico-sociali
del mito
cattolico-ortodosso della Crocefissione
di Alfio Pegaso
Pubblicato dapprima su Ind.It.
il 26-05-04, sotto pseud. di C.O.T.L., con il titolo di Simone
di Cirene, crocefisso al posto di Gesù e poi su Blogs.it il
9-04-07 collo stesso titolo, sotto il
nuovo pseud. di I.Hud, tale articolo presenta una tesi criticabile alla luce delle
rivelazioni uscite nel decennio successivo, ma non ancora enunciate al momento
della prima pubblicazione:
a) Premessa
Innanzitutto
sgombero il campo da alcune eventuali accuse.
Ad esempio che quanto viene scritto qui di seguito, almeno nelle
intenzioni, abbia un fine anticattolico.
Sarebbe facile oggi che la
Chiesa ha perso importanza fare dell’anticattolicesimo, ma
negli ultimi anni mi sono riconciliato col cattolicesimo dopo una vita passata
a detestarlo. Ho ammirato soprattutto la
figura del penultimo papa [il riferimento era a Giovanni Paolo II]. E la mia definizione vuole avere quindi un
senso anche ammonitore in proposito.
Diciamo che, dal mio punto di vista che credo condivisibile – volendo
affrontare l’argomento senza pregiudizi di sorta – esistono due forme di
cristianesimo, una di tipo mariano (il Cattolicesimo e l’Ortodossia,
sviluppatisi specialmente in campo devozionale e religioso) e l’altra di tipo
magdaleniano. Quest’ultimo è legato da
un lato al monachesimo egiziaco e particolarmente alla figura di S.Antonio,
oltreché al cristianesimo copto-etiope e a quello siriaco-malabarico;
dall’altro all’esoterismo cristiano alto e tardomedievale, d’origine
celtico-germanica. Il cristianesimo
mariano si è basato nel culto sulla figura centrale di Maria, concepita
ellenisticamente e romanamente come la Vergine Immacolata
alla maniera di Artemide e Diana Trivia, delle quali Ella ha incorporato parte
degli antichi rituali. Non a caso la Madre di Dio ha sostituito
nei trivi e nei crocicchi le vecchie effigie della dea lunare.
Ciononostante, durante duemila anni il Cattolicesimo
si è dato la briga d’estirpare tutti i precedenti culti pagani che incontrava
per la via e persino le eresie interne, effettive o presunte che fossero. Nell’Europa Orientale l’Ortodossia ha svolto
una funzione più elevata, direttamente collegata all’eredità greco-slava,
conservando persino una forma esoterica di culto chiamata ‘Esicasmo’. L’Esicasmo, coltivato sul Monte Athos (ove si
praticava il Carmelitanesimo, ossia una sincresi fra il Giudaismo e il
Cristianesimo), altro non è che l’aspetto cristiano della Gnosi cabalistica; la
quale, a sua volta, costituisce la forma ebraica del Tantrismo. Attraverso la meditazione si fa discendere la Grazia, in altre parole lo
Spirito Santo, nel corpo. L’intera Ortodossia
è sempre apparsa più intellettuale che devozionale e in questo ha fatto da
punto d’incontro delle tematiche mariane con quelle magdaleniane.
Bisogna infatti sapere che Maddalena, la
quale secondo la leggenda provenzale (da alcuni come Baigent, Leigh, Lincoln e
– per quel che conta – il sottoscritto ritenuta verità storica) era emigrata
nel sud della Francia su nave fenicia, veniva considerata dagli esoteristi
cristiani medievali un’immagine della Sapienza, Templari compresi. Alla maniera
della bella amata da Salomone nel ‘Cantico dei Cantici’. Poiché colei che si dà a chi la cerca,
formalmente la Prostituta,
è fuor di metafora la
Gnosi. Invece la
verginità di Maria ha raffigurato quella ‘tabula rasa’ che fa il credente
dentro la sua anima per raggiungere lo stato di comunione con Cristo. Pertanto, si può dire che storicamente la via
cattolico-religiosa, sebbene abbia finito in seguito per incorporare in sé il Monachesimo
(1) al modo come fra i musulmani ha fatto la ‘Sunnah’ col Sufismo, rappresentava un tipo di fede adatta alle
masse popolari e comunque ai profani.
Insomma la continuazione neotestamentaria della Torâh ebraica. Mentre la
tradizione cristiana nazarena, direttamente connessa alla famiglia di Gesù (per quanto si sia amalgamata nei primi
secoli della nostra era col ceppo beniaminita-gerosolimitano, praticante riti
cabalistico-libertini concernenti la Shekinâh),
ha coperto un ruolo simile per così dire a quello avuto dalla Shi’iah nel mondo musulmano orientale (2). In altre parole un misto di essoterismo ed
esoterismo, vale a dire di pratiche esteriori adatte ai profani e di pratiche
interiori adatte agli eletti.
Un altro paragone possibile è quello col
mondo buddhista, dove lo Hinayâna (la ‘Piccola Via’) si è rifatto alla
tradizione degli Arhat (Monaci) risalente al Principe Siddhârta. Al contrario il Mahâyâna (la ‘Grande
Via’) ha esteso il messaggio del Buddha al di là delle plaghe himalayane. L’unica differenza è che tanto la Sunnah quanto il Mahayana
hanno dato spazio meglio della controparte all’esoterismo, perciò hanno finito
per surclassarla a lungo andare, nonostante non fossero collegati alla
trasmissione profetica diretta.
Viceversa il Cattolicesimo ha operato contro di esso, preferendo
dedicarsi alla repressione della Gnosi tramite molteplici concili, che hanno
favorito la cristallizzazione del dogma in senso teologico. Con le conseguenze tragiche che tutti
conosciamo. Vedi persecuzioni religiose
medievali, messe all’indice e scomuniche varie, dalla Santa Inquisizione a… (purtroppo)
un recente papa il quale ha definito lo Yoga
“opera del Diavolo” [quando
l’art. fu compilato egli non era ancora pontefice, ora non si può che confermare,
viste le successive dichiarazioni da parte dell’intera Chiesa Cattolica a
negazione d’un cristianesimo per eletti]. Di volta in volta i maggiori pensatori della
comunità cristiana, da Eckart all’Alighieri, ne hanno subito infatti
inevitabilmente le conseguenze. E ancor
oggi all’interno della Chiesa (il riferimento particolare è alla Cei, che dopo
la morte di Papa Woityla ha ripreso le briglie del Vaticano) chi predica a
favore dello scontro delle civiltà, sia l’avversario il mondo islamico (o, come
si può temere per il futuro, il mondo indù), è su quella lunghezza d’onda. Le religioni sono delle consorelle e vanno
rispettate tutte in egual misura, anche se come nella storia di Cenerentola una
può essere o apparirci più bella delle altre.
b) Giacomo
il Giusto, fratello di Gesù
Nell’ottobre 2002 fu reso noto da parte
della B.H.R. del reperimento d’un sarcofago risalente al 63 d.C. e contenente
l’epigrafe “Giacomo, fratello di Gesù, figlio di Giuseppe”. Giacomo, primo vescovo di Gerusalemme, era
stato fatto lapidare l’anno prima dall’autorità dell’epoca. Veniva definito il “Minore” per distinguerlo
da un “Maggiore” omonimo mandato a morte ad opera di Erode Antippa in
precedenza. La figura di Giacomo – detto
anche il “Giusto” – e il ruolo della Chiesa di Gerusalemme, sfociata alfine nel
movimento ebionita (3), sono stati oggetto d’analisi da parte di molti
testi, alcuni anche canonici. Esse sono
esaltate da coloro che scorgono nella Chiesa di Roma, nel Cattolicesimo e nella
dottrina paolina una deviazione inaccettabile rispetto alla parola primaria di
Gesù. Nella prospettiva del
cristianesimo primitivo è probabile che sia Giacomo sia Gesù fossero
considerati due incarnazioni messianiche, ovvero l’uno un messia di tipo
sacerdotale del tipo di Aronne e l’altro un messia profetico alla stregua di
Mosé (4).
c)
La storia occultata del cristianesimo primitivo
Indipendentemente dall’interpretazione
secondo me inadeguata menzionata in nota, si può affermare che Baigent, Leigh e
Lincoln abbiano fornito nello stesso libro summenzionato un quadro abbastanza
chiaro degli avvenimenti occorsi nel I sec. d.C. in Palestina. Riassumendo, si può tracciare questa linea di
demarcazione.
Gesù fu preso di mira politicamente da
Pilato, poiché il messaggio da lui evocato non aveva un significato
esclusivamente religioso, come la Chiesa Cattolica preferisce farci credere (ed è
perfettamente legittimo, checché ne dicano gli studiosi d’ambiente protestante);
ma pure politico, in perfetto accordo con le tradizioni messianiche ebraiche (5). Non sto facendo del filo-sionismo mascherato,
sono antisionista. Bisogna però
onestamente prender atto della tematica originaria del Sionismo
giudaico-cristiano, che una volta non era un’eresia, bensì un ramo alternativo
ed europeizzato dell’Ebraismo. Ossia, la
forma cristianizzata del Beniaminismo (6). Pilato, è da ritenere storicamente (il
credo cattolico dica quel che vuole, la
storia prescinde dalle credenze religiose), temeva che “l’Unto del Signore”
fornisse una base dottrinale valida alle rivolte degli Zeloti. Nei Vangeli canonici la figura cristica
appare invece piuttosto scialba ed accomodante nei confronti degli occupanti. Non un collaborazionista, come Caifa, ma
troppo estranea alle sofferenze d’Israele.
Il concetto di “dare a Cesare quel che è di Cesare”. pur non essendo
stato introdotto da S.Paolo come qualcuno pretenderebbe (lo si trova anche nel Vangelo di Tommaso), così com’è
formulato nei Sinottici risulta congeniale all’ellenizzazione e alla
romanizzazione del messaggio originario, completamente ambientato dapprincipio
nel più ristretto ambito della società palestinese.
Giuda dal canto suo tradisce la ‘Buona
Novella’, interpretandone in chiave messianico-politica il messaggio, cosa che
lo porterà infine a suicidarsi per rimorso (o meglio, secondo una variante, verrà
buttato giù da una rupe). Non a caso gli
osservanti scrupolosi dell’interpretazione paolina insistono sul suicidio di
Giuda. Secondo Baigent e gli altri due vi
era tuttavia un altro Giuda, il fratello di Gesù, il quale chiamavasi per
l’esattezza Giuda Tommaso. Questo
Tommaso altri non sarebbe che l’apostolo omonimo presentato dai Sinottici come
incredulo nei confronti della Resurrezione di Gesù al tempo della
Pentecoste. Diversamente dalla
tradizione cattolica, gli Apocrifi (cfr. Vangelo
di Tommaso ed altri testi)(7) illustrano Tommaso insieme a Giovanni,
giovane cugino del Profeta, quale vero titolare della trasmissione autentica
della dottrina cristiana. Più ancora di
Giacomo medesimo. Perché Tommaso, ovvero
Giuda Tommaso, era un gemello di Gesù (8).
Evidente che nel quadro d’avvenimenti considerato la morte per
crocefissione da parte di Gesù, storicamente parlando, non sia mai
avvenuta. Ossia, allorché Gesù fu
accusato dai Romani e dalla sezione più collaborazionista del Sinedrio un
parente dell’accusato, tal Giuseppe d’Arimatea (in realtà Giacomo stesso, il fratello maggiore), operò uno stratagemma in modo
che il suo assistito uscisse di scena con una sorta di drammatica
sceneggiata. Affermano i testi apocrifi
e quelli gnostici che Gesù si prestò a tale macchinazione forse per adempiere
alle profezie vetero-testamentarie, e che in ogni caso al posto del Nazareno fu
crocefisso Simone di Cirene (9). La Chiesa ha in certo senso
trasformato Simone in Cristo, quel Simone che certamente doveva essere tuttavia un devoto
del Maestro. In definitiva si realizzò una tragica recita rituale affinché
Simone parve morire agli occhi dei fedeli, tenuti a debita distanza, nei panni
di Gesù; ma il sostituto del Profeta riuscì lo stesso a cavarsela, secondo
quanto prestabilito, utilizzando un espediente farmacologico conosciuto a quel
tempo. Proprio quel che racconta il Corano.
Come poteva Maometto conoscere la verità sulla vicenda? Ebbene, Maometto aveva seguito
gl’insegnamenti dei nestoriani. Il
Nestorianesimo è stato considerato un’eresia dal Cattolicesimo, ma hanno
dimostrato oggi Baigent & C. che esso, non meno di altre eresie, costituiva
una dispersione frammentaria del Nazarenismo.
Ovvero aveva raccolto il patrimonio fondamentale del Cristianesimo
primigenio, un’eredità rintracciabile anche nell’Arianesimo (10),
diffusosi nel Medioevo attraverso i culti barbarici.
Note
(1) In principio
il monaco, barbuto, stava al prete come il guru
(‘maestro’) in India sta al pandit (‘erudito’). Difatti è questo che significa il termine
‘clero’: la classe degli uomini colti.
Faccio notare che anche nell’Islâm sunnita gli Ulamâ costituivano in origine secondo Hamilton Gibb (L’Islamismo,
Bologna 1970, pp. 224-5) il nucleo degli eruditi. Mentre i Sufî erano i veri maestri. Il vocabolo stesso con cui designamo ancor
oggi il frate, indica una fratellanza di tipo solidaristico che va oltre la
semplice sacerdotalità e si richiama a quelle delle antiche confraternite.
(2) Ricordo che
gli shi’iti ossequiano la discendenza diretta del Profeta, con speciale
riferimento al cugino Alî.
(3) Gli Ebioniti
erano coloro che volevano limitare il messaggio cristico originario,
distinguibile da quello evangelico più tardivo, ai giudeo-cristiani e perciò a
farlo rimanere una fase interna al Giudaismo.
Cosa che fu loro impedita dall’insegnamento paolino.
(4) Il trio
Baigent-Leigh-Lincoln parla invece (ne L’eredità messianica) di ‘Messia
Sacerdotale’ in riferimento a Gesù e di ‘Messia Regale’ in riferimento a
Giacomo, interpretando l’espressione “Maestro di Giustizia” presente nei testi
di Qumrân in rapporto al “fratello del Signore”. Espressione che, pur desunta da un testo
neotestamentario, fino al ritrovamento dell’epigrafe in questione e persino dopo
si voleva far credere designasse un cugino di Gesù; quand’invece in greco adelphós
è da intendere nella chiara accezione di frater alla maniera latina e
non in quella semitico-giudaica, coinvolgente la cuginanza. L’errore dei tre autori anglosassoni tuttavia
è stato quello di confondere le figure comuni dell’Inviato di Dio e del proprio
Messaggero Sacerdotale con i due aspetti inferiori del ‘Re del Mondo’ ebraico,
da intendere per contro in chiave esoterica.
(5) Le figure
patriarcali di Mosé e Maometto non hanno svolto vicendevolmente nell’ambiente
semitico a loro corrispondente una funzione esclusivamente profetica. La loro azione ha avuto un senso anche in
campo storico-politico. Per Mosé non sarà
stato esattamente come descritto nel film di Cecil de Mille (mi riferisco alla
seconda versione, la prima non l’ho mai vista per intero), tuttavia è indubbio
che abbia causato la liberazione degli schiavi ebraici dalla servitù
egizia. In quanto a Maometto, sebbene il
Jihâd da lui proclamato sia giunto solo fino ai confini dell’Arabia, non
si può negare abbia determinato uno sconquasso storico notevole. Per la verità anche il cristianesimo mariano
lo ha determinato, ma gli è capitato di pervenire al potere nell’allora
capitale del mondo, l’Urbe, non per la dottrina implicita nel messaggio
cristiano. E, comunque, non ad opera del Profeta medesimo. Rapportare Gesù a Mosé chiarisce invece la
componente giudaica della figura cristologica.
(6) I Beniaminiti
erano i discendenti di Beniamino, fratello di Giuseppe. Erano stati espulsi dalla confederazione
ebraica in cui vivevano e privati della loro giurisdizione in territorio
gerosolimitano. Rifugiatisi in Arcadia,
erano poi risaliti nel Nordeuropea entro i territori barbarici, unendosi con
certe tribù franche, sicambre per l’esattezza.
Avrebbero dato luogo alla formazione di popolazioni etnicamente miste,
coi capelli e la barba rossiccia, quali i Goti.
Donde discende peraltro anche la mia famiglia paterna (dalla parte del
nonno paterno), per inciso. La leggenda
merovingia insegna che l’aristocrazia di tali tribù si era poi unita con quella
dei figli di Gesù, arrivati in Francia assieme alla Maddalena, ritratta non per
nulla incinta in una cattedrale francese.
Se non fosse stato un sacro seme, certamente non sarebbe stata scolpita
a quel modo in un tempio cristiano.
(7) Si ritiene che
il Vangelo di Tommaso sia l’Evangelium
più antico, secondo solamente al Vangelo (ebraico) di Matteo, andato
irrimediabilmente perduto.
(8) L’esistenza
d’un doppione di Gesù, secondo l’interpretazione sacrale antica, compare nella
pittura medievale di grandi autori quali Leonardo da Vinci, probabilmente il
vero uomo ritratto nella Sindone torinese, a dispetto di quanto sostiene da
tempo un noto medico legale torinese. Interpretando
troppo alla lettera i testi si finisce per pigliar lucciole per lanterne.
(9) Simone,
considerato giustamente o meno da alcuni (non saprei dire con esattezza) il
padre di Saulo poi divenuto San Paolo, sarebbe così stato venerato dai
cristiani al posto di Gesù. Paolo
medesimo viene considerato forse non a caso il “Tredicesimo Apostolo”. Sarebbe interessante sviluppare la tesi della
parentela con Simone. Se risultasse
credibile che si tratta veramente del figlio di tale persona ne risulterebbe
che la Chiesa
Apostolica Romana ed anche la Chiesa Ortodossa
non hanno osservato il culto di Gesù, bensì per trasposta persona di Simone di
Cirene (e, in senso lato, di San Paolo). Ciò affermava del resto, indirettamente, lo gnostico Basilide. Io
non credo che questo, se fosse vero, possa comunque essere considerato eretico. I vishnuiti venerano talvolta Balarâma
anziché il fratello Krishna e a volte anche figure ad essi minori. Gli shivaiti addirittura non venerano alcun
avatâra, poiché dichiarano che la divinità reale è senza nome né forma. Non se ne abbiano a male i cattolici, è
perfettamente lecito quel che ha fatto S.Paolo, trasformando il Cristo di carne
in un Cristo spirituale divinizzato. E’
perfettamente ortodossa la
Chiesa Cattolica, l’unico problema vero è la pretesa assurda
dell’esclusivismo, che però Baigent & C. sbagliano a ribaltare a favore dei
nazareni.
(10)
Ario fu un vescovo di Costantinopoli
condannato per eresia.
Link:
( l'ossario di Giacomo il Giusto
scoperto nel 2002 )
( Il Tredicesimo Apostolo )
In realtà oggi non credo più a questa tesi aberrante, non almeno in questi termini,l'ho postata solamente per suggestione.
RispondiEliminaParrebbe che le cose stiano diversamente da quanto raccontato sopra. Ossia, Basilide aveva ragione a dire quel che ha detto, ma la cosa va interpretata diversamente. Nel senso che effettivamente Simone di Cirene intervenne per creare confusione e sostituire Simon Lazzaro, capo della setta nazarena; però non fu lui ad esser crocefisso al centro, bensì Gesù, esattamente come narrano i Sinottici. Simone, diciamo, è stato crocefisso sulla destra e poi salvato insieme a Gesù. Giuda, l'altro uomo crocefisso, posto sulla sinistra e poi buttato giù dai dirupi. Nel folclore cristiano i due uomini ai lati del Redentore sono divenuti i 'due ladroni', uno buono e l'altro malvagio.
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