di Alfio Pegaso
a) Panoramica generale
Dopo anni
d'entusiasmante scoperta di nuovi orizzonti del cristianesimo, portati avanti
soprattutto in un sfera di studî non accademici (cfr. principalmente
quelli di Baigent-Leigh-Lincoln, Hancock e Gardner), ci si è trovati poi in una
fase regressiva; nella quale da piú parti – ma soprattutto nel nostro Paese –
si è cercato di dimostrare che «era tutto falso», che da parte di codesti
autori non c’era competenza storica né filologica. A tal fine si sono
eretti <esperti> moventisi non a caso a ruota del Cesnur, o in un’area
parallela di tipo qualunquistico (il Cicap ad esempio), oppure
pseudo-accademico. In tutti i casi, con malcelati intenti scientistici e
storicistici. Costoro si sono spacciati per filo-cattolici, e fin qui non
vi era alcun male; altri, però, hanno mostrato una larvata propensione
gesuitico-opus-deista che andava oltre il cattolicesimo stesso, situandosi su
un piano per cosí dire luciferiano. Ciò detto senza scandalo
alcuno.
Una delle questioni piú in
voga negli anni scorsi, a questo proposito, è stata la disquisizione
sull'appartenenza del demone reggente la conchiglia dell'acquasantiera nella
Chiesa della Maddalena, a Rennes-le-Château, alla sfera religiosa ovvero a
quella iniziatica. Tale particolare, interpretato nell’una o nell’altra
maniera, avrebbe occultato o disvelato un mondo di allegorie o di simboli
totalmente differente. Proveremo da parte nostra ora a tracciare un
quadro informativo che tenga conto di entrambi i punti di vista, anche se
onestamente dobbiamo confessare che parteggiamo per il secondo. Ammesso,
e non concesso, che fra essoterismo ed esoterismo vi sia incompatibilità.
Dimostreremo tuttavia, a latere, che è l’esatto contrario. A scopo
di dibattito, tuttavia, partiamo dal preconcetto (per noi è tale, lo affermiamo
preventivamente) che i due punti di vista collidano o siano per lo meno
estranei l’uno all’altro.
b) Le due tesi opposte
I
sostenitori della tesi esoterica (cfr. ad esempio G.Baietti, L'enigma di
Rennes le-Chateau: i Rosacroce e il tesoro perduto del Graal) dichiaravano
che il demone piazzato sotto l'acquasantiera era Asmodeo, il principe dei
demoni. Nella loro ottica gli oppositori sono
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stati ritratti come dotati di "scarso intelletto", insomma piú o meno al modo in cui Dante considerava i 'litterali'. I sostenitori invece della tesi exoterica (si veda al riguardo tipicamente M.A. Iannacone, Rennes le Château: una decifrazione. Da Arsène Lupin al Codice da Vinci) erano invece dell'opinione, difesa altrettanto strenuamente accusando i primi di scarsa erudizione e puerile fantasia, che si trattasse d’un comune diavolo. O, tutt’al piú di Lucifero, il capo degli angeli decaduti. Questa opzione tuttavia sarebbe bastante a dimostrare, senza tirare altro in ballo, la superficialità della seconda tesi. La differenza fra le due interpretazioni (che si tratti di Lucifero o d’un comune demone), infatti, è notevole; analoga a quella che passa fra Adamo, il principe dei viventi, ed un comune credente. Il comune credente si pone di per sé alla fine, pre-apocalttica, della storia sacra; questi deve scacciare il demone dell’ignoranza, subentrata col Peccato Originale, unicamente sul piano virtuale. Ché, se lo facesse davvero pienamente, egli non si distinguerebbe in nulla da un maestro spirituale. Cioè da Adamo. Il Principe dei Demoni al contrario è l’alter-ego demonico del Primo Uomo, non per nulla chiamato ‘Occhio della Luce’ in S.J.C.- xxiv. Non si può affrontarlo direttamente se non si è fatto il percorso a ritroso costituito dal cammino iniziatico. Il duello dell’iniziato con cotale demone avviene sol quando si è prossimi a quella reintegrazione nello stato edenico che chiamasi appunto iniziaticamente ‘maestria’, ciò significando che bisogna vanificare in sé gli effetti della Caduta, ritrasformando l’Arci-demone nel corrispondente Arcangelo a pieno titolo. Siamo personalmente convinti dunque che la figura demonica all’interno della soglia della chiesa menzionata sia realmente Asmodeo, o tutt’al piú l’omologo Lucifero; e non un demone qualsiasi (1), dato che la fonte dell’Acqua Santa non è cosa secondaria in una chiesa, è la conca contenente l’acqua battesimale. Bisogna d’altro canto ricordare che un tempo, quando il cristianesimo non rappresentava altro che una confraternita (2) misterica fra le altre (3), il battesimo aveva un ruolo esoterico (4). D’altra parte, se al posto di Asmodeo vi fosse appunto Lucifero (come abbiamo indirettamente anticipato), le cose in sostanza non cambierebbero. Poiché anche Lucifero, al pari di Samaele ed Asmodeo, rappresenta il capo dei demoni. Non si tratta infatti che di diversi nomi di potenza, siccome per gli Arci-demoni vale la stessa regola che per gli Arcangeli.
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Proveremo, per una miglior comprensione, ad approfondire tal punto piú innanzi. Prima ci occuperemo della reale natura di Asmodeo.
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stati ritratti come dotati di "scarso intelletto", insomma piú o meno al modo in cui Dante considerava i 'litterali'. I sostenitori invece della tesi exoterica (si veda al riguardo tipicamente M.A. Iannacone, Rennes le Château: una decifrazione. Da Arsène Lupin al Codice da Vinci) erano invece dell'opinione, difesa altrettanto strenuamente accusando i primi di scarsa erudizione e puerile fantasia, che si trattasse d’un comune diavolo. O, tutt’al piú di Lucifero, il capo degli angeli decaduti. Questa opzione tuttavia sarebbe bastante a dimostrare, senza tirare altro in ballo, la superficialità della seconda tesi. La differenza fra le due interpretazioni (che si tratti di Lucifero o d’un comune demone), infatti, è notevole; analoga a quella che passa fra Adamo, il principe dei viventi, ed un comune credente. Il comune credente si pone di per sé alla fine, pre-apocalttica, della storia sacra; questi deve scacciare il demone dell’ignoranza, subentrata col Peccato Originale, unicamente sul piano virtuale. Ché, se lo facesse davvero pienamente, egli non si distinguerebbe in nulla da un maestro spirituale. Cioè da Adamo. Il Principe dei Demoni al contrario è l’alter-ego demonico del Primo Uomo, non per nulla chiamato ‘Occhio della Luce’ in S.J.C.- xxiv. Non si può affrontarlo direttamente se non si è fatto il percorso a ritroso costituito dal cammino iniziatico. Il duello dell’iniziato con cotale demone avviene sol quando si è prossimi a quella reintegrazione nello stato edenico che chiamasi appunto iniziaticamente ‘maestria’, ciò significando che bisogna vanificare in sé gli effetti della Caduta, ritrasformando l’Arci-demone nel corrispondente Arcangelo a pieno titolo. Siamo personalmente convinti dunque che la figura demonica all’interno della soglia della chiesa menzionata sia realmente Asmodeo, o tutt’al piú l’omologo Lucifero; e non un demone qualsiasi (1), dato che la fonte dell’Acqua Santa non è cosa secondaria in una chiesa, è la conca contenente l’acqua battesimale. Bisogna d’altro canto ricordare che un tempo, quando il cristianesimo non rappresentava altro che una confraternita (2) misterica fra le altre (3), il battesimo aveva un ruolo esoterico (4). D’altra parte, se al posto di Asmodeo vi fosse appunto Lucifero (come abbiamo indirettamente anticipato), le cose in sostanza non cambierebbero. Poiché anche Lucifero, al pari di Samaele ed Asmodeo, rappresenta il capo dei demoni. Non si tratta infatti che di diversi nomi di potenza, siccome per gli Arci-demoni vale la stessa regola che per gli Arcangeli.
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Proveremo, per una miglior comprensione, ad approfondire tal punto piú innanzi. Prima ci occuperemo della reale natura di Asmodeo.
c) La cattura di Asmodeo ed il Magico Anello
di Salomone
Riguardo Asmodeo
o la Jewish Encyclopaedia (5) sostiene che il principale compito
di costui, in base a quanto attestato nel cd.Testamento di Salomone (6),
era quello di disorientare le coppie di sposi prima e dopo le nozze. Ecco
perché nell’enigmatico Libro di Tobia (vi-viii) si parla di sette sposi
finiti male a causa del demone e dei suffumigî, col fegato e la bile affumicati
d'un grosso pesce, onde scacciarlo. Tenuto conto che il Matrimonio nel
cristianesimo delle origini era il maggior sacramento, alludente alla
<camera nuziale> come al luogo dell'Unione col Santissimo (7), ben
si comprende cosa ciò potesse comportare a livello piú profondo. È
evidente insomma che l'Arci-demone aveva la funzione d'illusionista cosmico,
quel che gl'indú definiscono māyin. In questa logica si capisce
perché secondo una leggenda haggadica Asmodeo disponesse d'un pozzo, dislocato
sulla cima d'una montagna, da cui attingeva acqua. Tanto che, per
catturarlo, il sapiente Salomone inviò il capomastro Benaiah – cit. in
1Re- ii. 25 – affinché cambiasse l'acqua in vino; un modo ricorrente anche nei
Vangeli, ad es. nelle nozze di Cana in Galilea (cfr. Jôh, Ev.- ii,
1-10), per designare la metamorfosi dal mentale allo spirituale (8).
In tal modo il capomastro ebbe la possibilità, una volta che Asmodeo fu costretto
ad ubriacarsi per la sete, di ridurlo in catene e condurlo alla reggia del
sovrano. Nel compiere lo stratagemma Benaiah s’era servito
dell’anello del re, con inciso il Sacro Tetragramma (9).
Salomone, che per la costruzione del Tempio non poteva disporre d’oggetti di
ferro, proibiti dalla Tōrāh, voleva difatti servirsi nella lavorazione
dei blocchi di pietra del fuoco chiamato śamir. Di tal leggendario
fuoco nessuno sapeva, neanche i comuni demoni, solamente Asmodeo ne era a conoscenza
(10). Per questo era stato reclutato forzatamente. La
costruzione o meglio la riedificazione del Tempio ha naturalmente assunto per i
suoi duplici 'Guardiani' (Ismailiti e Templari) un significato simbolico di
valore misterico. Una volta giunto incatenato al cospetto del sovrano, ad
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Asmodeo fu chiesto appunto del suddetto fuoco e il demone rivelò il suo segreto. Dopodiché deluso Salomone gli domandò in cosa consistesse mai il potere dei demoni, visto che potevano esser ridotti in catene da un mortale. Asmodeo replicò al suo interlocutore di liberarlo per un momento e prestargli il magico anello. Gli avrebbe subito fatto vedere in cosa consisteva. Il re gli concesse all'istante questa possibilità e l'arci-demone in men che non si dica distese le proprie ali. Con una arrivò alla <Vetta del Cielo>, coll'altra al <Fondo dell'Inferno> (11). Questo l'Asmodeo della letteratura giudaica.
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Asmodeo fu chiesto appunto del suddetto fuoco e il demone rivelò il suo segreto. Dopodiché deluso Salomone gli domandò in cosa consistesse mai il potere dei demoni, visto che potevano esser ridotti in catene da un mortale. Asmodeo replicò al suo interlocutore di liberarlo per un momento e prestargli il magico anello. Gli avrebbe subito fatto vedere in cosa consisteva. Il re gli concesse all'istante questa possibilità e l'arci-demone in men che non si dica distese le proprie ali. Con una arrivò alla <Vetta del Cielo>, coll'altra al <Fondo dell'Inferno> (11). Questo l'Asmodeo della letteratura giudaica.
d) Asmodeo nell'iconografia
Iconograficamente molto s'è discusso se il demone rappresentato a Rennes le-Château fosse veramente, come sostenuto dai fautori dell'interpretazione rosacruciana, l'Aśmedai (12) vetero-testamentario. Personalmente crediamo di sí. Difatti la statua in terracotta ha veste rossa, il colore del fuoco. Potremmo allora addirittura asserire che lo śamir altro non sia che il demone medesimo. O meglio, il Fuoco sacro soggiacente alla base della colonna vertebrale, nella Cabala definito Luz (13). Fuoco che in altro contesto, la Cappella di Rosslyn presso Edimburgo, è effigiato come un Drago alla base della cd. 'Colonna dell'Apprendista'. Ciò raffigurando quelle forze elementari presenti nell'ego, in sintesi l'ego tout court, tramite le quali è possibile una volta tradotte alla sommità del capo ed alchemicamente sublimate ottenere interiormente l'Assoluto (14). Asmodeo viene altrimenti raffigurato tricefalo, le altre 2 teste essendo quella di Toro e di Ariete. Queste teste hanno di necessità un rimando al Punto Vernale, poiché corrispondono al trascorrere retrogrado dell'Equinozio di Primavera da un Segno Zodiacale ad un altro. La <Terza Testa>, che è centrale e quindi maggiormente attuale (almeno era tale all'epoca in cui la statua è stata insediata, ora non lo è piú a causa delle mutate condizioni astrali) si rifà invece al passaggio del P.V. nei Pesci, sebbene la suddetta epitome nell'iconografia presenti caratteri semi-antropomorfici. Vedi la metamorfosi del demone in pesce in Tob.- vi. 2-5. Altri fattori della tipologia demonica dell'Asmodeo
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tricefalo menzionato, richiamantisi cosmologicamente ai tempi edenici, sono viceversa la Zampa d'Oca e la Coda di Serpe. L'un simbolo allude al carattere igneo-erotico originario – propriamente luciferiano – posseduto dall'Arci-demone, giacché l'oca è un animale venereo e non per nulla in India son definite Haṁsa (in questo caso è l'oca selvatica ad esser presa di mira, anche se altri ultimamente indicano al posto di questo un volatile affine) le genti primarie paradisiache; l'altro sottolinea la successiva natura mondana, ovvero ciclico-temporale, del capo dei demoni quale Avversario Divino. Ecco la ragione onde il demone vien equiparato al Serpente del Giardino dell'Eden, cioè a Samaele; la qual cosa significando che cosmologicamente esso corrisponde al Dragone del Nord, ossia alla costellazione circumpolare presiedente al II ed al IV Ciclo Paradisiaco, se cosí possiamo esprimerci, parafrasando il II ed il IV Ciclo Avatarico della tradizione indiana). Successivamente, non meno di Ahriman – cui peraltro Asmodeo – è identificabile non solo dal punto di vista concettuale (15) ma persino sul paino stretamente etimologico, come dimostreremo pi avanti – è divenuto l'incarnazione del Serpente del Divenire, nella sua triplice forma (16). Può nondimeno venir identificato in un'interpretazione metafisica ad Orione, la sede celeste della Luce (17).
Di qui pigliamo spunto onde tracciare un quadro parallelo delle tre figure
omologhe di Satana, Samaele e Lucifero. Vedremo che i tratti non
differiscono di molto rispetto a quelli di Asmodeo, al di là della molteplicità
delle allegorie e delle leggende.
e) Il Demonio nelle sue varie forme:
Satana, Asmodeo, Samaele e Lucifero
Si sa che prima
dell'avvento del Cristianesimo la presenza del Demonio non era molto sentita
fra gli Ebrei, a parte il Periodo post-esilico, che va grosso modo dal IV al I
sec. a.C. (18). È opinione del Russell infatti che nella religione
ebraica pre-esilica “il Diavolo non esistesse”. Si sarebbe “sviluppato
gradualmente”, sorgendo da determinati contrasti in seno allo Yahwismo.
Non bisogna comunque dimenticare l’importanza della Genesi. È nel
II
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Ciclo Paradisiaco (II Ciclo Avatarico, propriamente, per dirla all’indiana), che il Serpente in quanto personificazione del Male compie la sua prima apparizione. Quest’apparizione indica che dalla monade primaziale, o se si preferisce dalla non-dualità originaria, si è formata una diade basata sulla distinzione fra un Sommo Creatore ed un Avversario Divino, non necessariamente malvagio. Il Serpente (del Divenire), essendo in certo senso espressione dell’Axis Mundi (non a caso s’identifica macro-cosmicamente all’asterismo del Dragone), non meno dell’Albero cui è attorcigliato presiede tanto al Bene quanto al Male; ma non alla maniera indistinta, spiritualmente parlando, dell’Arbor Mundi. Che è il Principio, tramite cui l’Assoluto yahwista genera ogni cosa. La preminenza del Serpente, signore demiurgico della ciclicità celeste e terrestre, è esclusivamente mentale. Di qui la distinzione duale, necessaria, tra Bene e Male. Una distinzione che non tenga conto del Sommo Bene, quello spirituale, è soggetta fatalmente a delle scelte egotistiche; influenzate dalla Donna, che limitatamente intesa diviene emblema per eccellenza della Psiche, benché la vera natura del femminino la trascenda e non soltanto in senso demiurgico. E conduce, inoltre, alla perdita inevitabile dell’attitudine sovrannaturale (metapsichica) dello Spirito medesimo. Ecco il ruolo giocato da Asmodeo-Samaele nel primordiale mondo umano. Che rapporto vi è fra codest’apparizione edenica e lo sprofondamento di Lucifero agl’Inferi? Un rapporto diretto, poiché la presenza del Serpente nell’Eden non è altro che la trasformazione negativa dell’Adamo-Lucifero primevo da conoscitore di Sé a conoscitore del mondo (il dolce frutto…). Avendo Adamo-Lucifero perso il suo punto di vista monadico primario, ovvero cadendo nelle spire della dualità, si è di fatto tramutato in Adamo-Asmodeo (Adamo-Samaele); questi finirà per provocare una seconda e piú dolorosa caduta, in tal caso irreversibile, colla perdita finale dello stato edenico e l’inizio d’uno stato di dualità cronico tra Sé ed il mondo. L’esito ultimo di questo processo di degradazione interiore è la condizione amorfa attuale. Oggi infatti si è passati da una condizione di dualità spinta all’estremo, quale era propria del Medioevo cristiano ed islamico, ad un vero e proprio dualismo. A far da vettori di questo dualismo, ma non cause, sono state nel mondo moderno e contemporaneo la scienza e la tecnologia; come ben ha preconizzato il Milton di The
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Lost Paradise nella sua descrizione del falso paradiso, costituito dalla moltiplicazione sfrenata degli alberi della scienza del bene e del male, ben presto ridottosi in cenere non appena l’Uomo e la Donna hanno tentato di aggrapparvisi. Il dualismo conduce all’alienazione, siccome impedisce la riconciliazione tra l’ego ed il non-ego. La storia dell’assassinio di Abele da parte di Caino insegna al riguardo. Nella restante sezione del Vecchio Testamento raramente compare il Diavolo e quando lo fa è sotto la forma piú comune di Satana, il quale dal punto di vista dell’etimo sembra ad ogni modo riferirsi al ciclo sethita, non prima e non dopo. Ovvero al momento in cui i solari ‘Figli di Hel’ si sono congiunti promiscuamente colle saturnine ‘Figlie di Qayn’, ciò insomma che Guénon definiva esplicitamente “la nascita della Contro-tradizione”; la quale prevedeva a suo carico una Contro-iniziazione, benché taluno tenda a negare questo secondo e piú terribile aspetto del Male. La figura ebraica di Seth in effetti è oltremodo ambivalente, come comprovato dal quasi omonimo Set, il corrispettivo egizio; il fen.Sath parrebbe addirittura accreditare una parentela filologica delle due suddette figure con Sāturnus, il dio latino dell’ancestrale agricoltura. Sarebbe meglio invero dire ‘orticoltura’, vista la descrizione che se ne fa nei testi. Considerato il rapporto ineludibile del summenzionato nume latino col greco Krónos, si capisce allora perché Sātān (lett. 'Avversario') sia identificato spesso al personaggio orticolo di Caino nella Bibbia (19). D'altronde, Seth nella tradizione ebraica ha veste tanto numinosa – in ciò sostituendo talora il <deus otiôsus> Yahweh, specie durante l'Epoca dell'Esodo in Egitto – quanto umana. Che sia corretta l'identificazione del binomio umano ebraico Caino-Seth con quello divino greco-latino di Crono-Saturno (20), per via del risaputo carattere titanico-planetario di costoro, lo prova indirettamente il riferimento dei grandi demoni ebraici alle 7 Sfere (21). Di contro agli Arcangeli, che per contro alludono agli Elementi; e agli Angeli, associati invece alle 12 costellazioni (22) od altre stelle extra-zodiacali piú in generale. Per quanto riguarda viceversa Asmodeo si deve sapere che nelle fonti tarde il padre del demone è chiamato Śamdōn, cui in un midrāś al 'Cantico dei Cantici' è alternativamente talora identificato quale figlio della stirpe angelica (sethita) e di quella umana, dato che la madre era una cainita (23). In tale sembiante è paragonabile a Satana, veste demonica di Seth,
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come Lucifero (il cherubino decaduto, figlio dell'Aurora al pari di Fetonte) raffigura l'alter-ego uranico-solare ed egoico-malefico di Adamo. La forma primaria di Asmodeo tuttavia è quella che lo identifica a Samaele, il Serpente edenico. Che relazione passi fra Samaele e Lucifero è presto detto. Un Targum (a Giob., xxviii, 7) li identifica)(24), mentre il N.T. almeno in due punti identifica Lucifero a Satana (25). Col che il cerchio si chiude. Probabilissimo che i 4 in principio costituissero una sorta di quadrilatero elementale opposto a quello raffigurato dai 4 Arcangeli (26), ma in seguito ciascuno di essi è stato assunto piú o meno a pari titolo quale immagine del Principe dei Demoni.
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Ciclo Paradisiaco (II Ciclo Avatarico, propriamente, per dirla all’indiana), che il Serpente in quanto personificazione del Male compie la sua prima apparizione. Quest’apparizione indica che dalla monade primaziale, o se si preferisce dalla non-dualità originaria, si è formata una diade basata sulla distinzione fra un Sommo Creatore ed un Avversario Divino, non necessariamente malvagio. Il Serpente (del Divenire), essendo in certo senso espressione dell’Axis Mundi (non a caso s’identifica macro-cosmicamente all’asterismo del Dragone), non meno dell’Albero cui è attorcigliato presiede tanto al Bene quanto al Male; ma non alla maniera indistinta, spiritualmente parlando, dell’Arbor Mundi. Che è il Principio, tramite cui l’Assoluto yahwista genera ogni cosa. La preminenza del Serpente, signore demiurgico della ciclicità celeste e terrestre, è esclusivamente mentale. Di qui la distinzione duale, necessaria, tra Bene e Male. Una distinzione che non tenga conto del Sommo Bene, quello spirituale, è soggetta fatalmente a delle scelte egotistiche; influenzate dalla Donna, che limitatamente intesa diviene emblema per eccellenza della Psiche, benché la vera natura del femminino la trascenda e non soltanto in senso demiurgico. E conduce, inoltre, alla perdita inevitabile dell’attitudine sovrannaturale (metapsichica) dello Spirito medesimo. Ecco il ruolo giocato da Asmodeo-Samaele nel primordiale mondo umano. Che rapporto vi è fra codest’apparizione edenica e lo sprofondamento di Lucifero agl’Inferi? Un rapporto diretto, poiché la presenza del Serpente nell’Eden non è altro che la trasformazione negativa dell’Adamo-Lucifero primevo da conoscitore di Sé a conoscitore del mondo (il dolce frutto…). Avendo Adamo-Lucifero perso il suo punto di vista monadico primario, ovvero cadendo nelle spire della dualità, si è di fatto tramutato in Adamo-Asmodeo (Adamo-Samaele); questi finirà per provocare una seconda e piú dolorosa caduta, in tal caso irreversibile, colla perdita finale dello stato edenico e l’inizio d’uno stato di dualità cronico tra Sé ed il mondo. L’esito ultimo di questo processo di degradazione interiore è la condizione amorfa attuale. Oggi infatti si è passati da una condizione di dualità spinta all’estremo, quale era propria del Medioevo cristiano ed islamico, ad un vero e proprio dualismo. A far da vettori di questo dualismo, ma non cause, sono state nel mondo moderno e contemporaneo la scienza e la tecnologia; come ben ha preconizzato il Milton di The
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Lost Paradise nella sua descrizione del falso paradiso, costituito dalla moltiplicazione sfrenata degli alberi della scienza del bene e del male, ben presto ridottosi in cenere non appena l’Uomo e la Donna hanno tentato di aggrapparvisi. Il dualismo conduce all’alienazione, siccome impedisce la riconciliazione tra l’ego ed il non-ego. La storia dell’assassinio di Abele da parte di Caino insegna al riguardo. Nella restante sezione del Vecchio Testamento raramente compare il Diavolo e quando lo fa è sotto la forma piú comune di Satana, il quale dal punto di vista dell’etimo sembra ad ogni modo riferirsi al ciclo sethita, non prima e non dopo. Ovvero al momento in cui i solari ‘Figli di Hel’ si sono congiunti promiscuamente colle saturnine ‘Figlie di Qayn’, ciò insomma che Guénon definiva esplicitamente “la nascita della Contro-tradizione”; la quale prevedeva a suo carico una Contro-iniziazione, benché taluno tenda a negare questo secondo e piú terribile aspetto del Male. La figura ebraica di Seth in effetti è oltremodo ambivalente, come comprovato dal quasi omonimo Set, il corrispettivo egizio; il fen.Sath parrebbe addirittura accreditare una parentela filologica delle due suddette figure con Sāturnus, il dio latino dell’ancestrale agricoltura. Sarebbe meglio invero dire ‘orticoltura’, vista la descrizione che se ne fa nei testi. Considerato il rapporto ineludibile del summenzionato nume latino col greco Krónos, si capisce allora perché Sātān (lett. 'Avversario') sia identificato spesso al personaggio orticolo di Caino nella Bibbia (19). D'altronde, Seth nella tradizione ebraica ha veste tanto numinosa – in ciò sostituendo talora il <deus otiôsus> Yahweh, specie durante l'Epoca dell'Esodo in Egitto – quanto umana. Che sia corretta l'identificazione del binomio umano ebraico Caino-Seth con quello divino greco-latino di Crono-Saturno (20), per via del risaputo carattere titanico-planetario di costoro, lo prova indirettamente il riferimento dei grandi demoni ebraici alle 7 Sfere (21). Di contro agli Arcangeli, che per contro alludono agli Elementi; e agli Angeli, associati invece alle 12 costellazioni (22) od altre stelle extra-zodiacali piú in generale. Per quanto riguarda viceversa Asmodeo si deve sapere che nelle fonti tarde il padre del demone è chiamato Śamdōn, cui in un midrāś al 'Cantico dei Cantici' è alternativamente talora identificato quale figlio della stirpe angelica (sethita) e di quella umana, dato che la madre era una cainita (23). In tale sembiante è paragonabile a Satana, veste demonica di Seth,
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come Lucifero (il cherubino decaduto, figlio dell'Aurora al pari di Fetonte) raffigura l'alter-ego uranico-solare ed egoico-malefico di Adamo. La forma primaria di Asmodeo tuttavia è quella che lo identifica a Samaele, il Serpente edenico. Che relazione passi fra Samaele e Lucifero è presto detto. Un Targum (a Giob., xxviii, 7) li identifica)(24), mentre il N.T. almeno in due punti identifica Lucifero a Satana (25). Col che il cerchio si chiude. Probabilissimo che i 4 in principio costituissero una sorta di quadrilatero elementale opposto a quello raffigurato dai 4 Arcangeli (26), ma in seguito ciascuno di essi è stato assunto piú o meno a pari titolo quale immagine del Principe dei Demoni.
f) Natura ed etimo del nume
Ora sarà bene
illustrare la natura vera di Asmodeo. Codesto personaggio, sia o no stato
incluso nella demonologia ebraica in tempi post-esilici, è equiparabile secondo
Benfley et el. (Windischmann, Kohut) all'ir. Aeśma Daeva, un
demone incarnante il furore (aeśma). Però quest'ultimo
termine è chiaramente derivato dal nume omonimo, che è un nume distruttivo, non
il contrario.
Cosí come il
terrore appare in termini latini un attributo della terra, concepita quale dea
malefica, e non viceversa. Proprio quest'accostamento suggerisce che
forse il daeva fungeva un tempo da nume celeste ed esprimeva in tal
maniera la sua funzione distruttiva.
Un'analisi ulteriore
dell'etimo conferma la validità di codesta tesi, giacché Aeśma è stato
considerato dagl'iranisti quale Darmesteter un nome di Ahriman (aliâs Aŋgra
Mainyu, lo 'Spirito Distruttore'), raffigurante secondo lo Zaehner il volto
decaduto di Yima Kśaeta; ovvero il Jamśīd neopersiano dopo il
'Grande Peccato' dell'adorazione di Sé. Data l'identità simbolica
indiretta nella tradizione sapienziale pahlavica fra quest'ultimo e Salomone in
quanto emblemi a loro modo del Primo Uomo, si spiega l'accostamento del demone
al sovrano di saggezza. Per capire piú a fondo, occorre tener conto che la
versione hindu del demone è Yama ('Gemello'), il Giano indiano. E
che quindi la vera accezione del
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nome iranico è legata al scr. ag-r-a ('inizio'), lat. ag-ō ('condurre'). Donde deriva l'altra malefica, dopo quella frammentazione dell'Unità Divina che si suole chiamare demonizzazione, rifacentesi nell'antica lingua indiana alla voce foneticamente affine ug-r-a ('adirato, violento; potente, bollente')(27); nel contempo apparentata ad angāra ('bruciore'), lat. angīna ('angoscia'). Tutte queste voci derivano dalla metatesi d'una base ie. *agn-, avente il valore generale di 'fuoco' (scr. agn-i-s, lat.ign-i-s). Persino l'it.angheria (dal vr.lat.angō, gr.ágchō = 'angustiare') ha assunto il senso di 'malvagità, sopruso'.
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nome iranico è legata al scr. ag-r-a ('inizio'), lat. ag-ō ('condurre'). Donde deriva l'altra malefica, dopo quella frammentazione dell'Unità Divina che si suole chiamare demonizzazione, rifacentesi nell'antica lingua indiana alla voce foneticamente affine ug-r-a ('adirato, violento; potente, bollente')(27); nel contempo apparentata ad angāra ('bruciore'), lat. angīna ('angoscia'). Tutte queste voci derivano dalla metatesi d'una base ie. *agn-, avente il valore generale di 'fuoco' (scr. agn-i-s, lat.ign-i-s). Persino l'it.angheria (dal vr.lat.angō, gr.ágchō = 'angustiare') ha assunto il senso di 'malvagità, sopruso'.
Dunque, che
collegamento filologico possono contenere tali voci coll'ir.aeśma?
Nessuno, in apparenza. Sennonché la base *agn/ agr-, donde le voci
testé citate derivano, si collega a sua volta come abbiamo visto al nome
iranico Aŋgra ('Distruttore')(28); ma una seconda base *yas/ yaj-
parallela alla prima, per cui si hanno l'ir.yas-n-a ed il scr.yaj-ñ-a
('sacrificio'), dimostra la frequenza del passaggio dalla gutturale alla
sibilante nelle lingue indoeuropee. Ciò rientra nella famosa variante delle
lingue kentum e satam. Del resto, l'equivalente greco di
queste due forme è h-ág-os ('sacrificio, espiazione; santità'), termine
che previa aspirazione della vocale fa capo alla precedente base *ag(r)-,
nasalizzata medialmente o meno. Al sostantivo sono legati pure l'agg.h-agn-ós
('puro, santo') ed il vr.h-agn-íz-o ('sacrificare, purificare con un
sacrificio espiatorio'), tutte parole generate evidentemente in un contesto
igneo. Il vr.h-áz-o-mai ('provare un senso di riverenza o di
timore', venerare'), zd.yaz ('sacrificare'), scr.yaj
('sacrificare, venerare') mostra che anche in greco compare talora la sibilante
come in iranico. Dal fatto che inoltre la base *y-aj-n/ an-n-
significhi ulteriormente ‘annualità’ (scr.y-aj-ñ-a, lat.an-n-us)(29), ne deduciamo che la gutturale può anche
trasformarsi in nasale, con caduta o meno della semiconsonante iniziale.
Secondo quanto avviene d'altronde nella seguente serie di sovrani mitici: ir.Y-im-a,
scr.Y-am-a, lat.I-ān-us.
Ciò stabilito, non possiamo
allora esimerci dall'identificare in senso pieno i tre personaggî
apparentemente distinti nella tradizione iranica di Yima, Aŋgra (M.)
ed Aeśma. Poiché a questa conclusione ci conducono, come abbiamo
appena delucidato, tanto la mitologia quanto l'etimologia.
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g) Conclusioni
Per concludere, bisogna
ricordare che nella tradizione giudaico-cristiana vi è sempre stata una
dicotomia fra l'Uomo e la Divinità, simile a quella che compare in India nel
Vishnuismo e in Persia nello Zoroastrismo.
A differenza delle tradizioni
pagane (specialmente le indoiraniche, ma pure quella latina), dove il primo
uomo ha funto in alternativa da primo dio, con doppio riferimento
rispettivamente al Paradiso Terrestre o a quello Celeste. Per questo il
rapporto fra Salomone ed Asmodeo appare poco evidente sul piano esclusivamente
essoterico, ma si tratta d'una relazione d'opposizione soltanto
apparente. Risulta lecito affermare che Asmodeo rappresenti lo strumento
interiore tramite cui Salomone, e con questi ogni templare (o rosacroce, che
dir si voglia) poteva raggiungere l'identificazione col Trono Divino.
Note
(1) Sebbene codesta interpretazione non
vada del tutto rigettata, in quanto vicina alla comune fede. La fede
popolare non è altra cosa rispetto all’esoterismo. Sbaglia chi crede che
l’esoterismo sia qualcosa d’eretico, d’ottocentesco, d’estraneo alla tradizione
cattolica. Se cosí fosse, ove potrebbe trovare fondamento il
cattolicesimo, dato che l’esteriore per forza di cose deve basarsi
sull’interiore? Non bisogna comunque identificare l’esoterismo alla
semplice ermeneutica comunemente intesa, o meglio all’esegesi.
Semmai, alla vera ermeneutica, cioè alla Gnosi. Attenzione, parliamo di
Gnosi, non di Gnosticismo! Lo Gnosticismo era il calderone d’idee
residuali d’una antica religione, equivalente piú o meno a quel che in India
rappresenta lo Shivaismo. Gnosticismo, Essenismo e Cabalismo
sostanzialmente definivano l’insieme della tradizione ebraica, vale a dire il
Giudaismo. Circa il ruolo della Chiesa e dei Concilî nel vaglio
dell’ortodossia va aggiunto che non è possibile limitare il cristianesimo alla
sola istituzione ecclesiastica ed alla tradizione che questa ha mantenuto viva
nei secoli. Sarebbe come limitare l’induismo al sacerdozio brahmanico,
senza tener conto
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di quell’esoterismo latente – persino in assenza del termine – presente nelle Upaniṣad e nei Tantra e vivificato dai guru e dai sādhu. Il dualismo che ha sempre contrapposto nella storia cristiana il monastero alla diocesi, in realtà, mal celava già fin dal Periodo Tardoantico e dall’Alto Medioevo il vecchio conflitto fra Gnosi e Fede. Monaci e vescovi parevano quasi appartenere a due classi sociali diverse, l’una sacerdotale e l’altra aristocratica. Nei primi il contatto col Divino era molto piú radicale ed interiorizzato. I secondi fungevano, viceversa, da principi della fede e custodi delle sacre scritture.
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di quell’esoterismo latente – persino in assenza del termine – presente nelle Upaniṣad e nei Tantra e vivificato dai guru e dai sādhu. Il dualismo che ha sempre contrapposto nella storia cristiana il monastero alla diocesi, in realtà, mal celava già fin dal Periodo Tardoantico e dall’Alto Medioevo il vecchio conflitto fra Gnosi e Fede. Monaci e vescovi parevano quasi appartenere a due classi sociali diverse, l’una sacerdotale e l’altra aristocratica. Nei primi il contatto col Divino era molto piú radicale ed interiorizzato. I secondi fungevano, viceversa, da principi della fede e custodi delle sacre scritture.
(2) Il mistero era contenuto
essenzialmente in quei segreti insegnamenti di Gesú dei quali si parla nel V.Tom.-
xiii, presentandoli quali totalmente inadatti agli orecchî dei normali
discepoli, piú o meno come un seguace islamico fa delle istruzioni recondite di
Maometto in un particolare hadīth.
(3) E non una setta, come comunemente
sostengono gli storici. Ciò sia detto senza nessun intento
mistificatorio, pur prendendo il termine nel senso originario di
‘confessione’. Vedi R.Guénon, Considerazioni sull’esoterismo cristiano
(la I traduz., non autor.), Cap.II, p.11. In altre parole, la
scuola o setta di provenienza era in tutta evidenza l’Essenismo, da cui il
punto di vista nazareno si è distinto pian piano al modo della confraternita
qumrânita, agglomerando successivamente influenze gnostiche o cabalistiche, di
carattere comunque minoritario.
(4) Guen., op.cit., p.13.
Il Battesimo, come gli altri sacramenti (5 in origine), aveva in origine
carattere iniziatico.
(5) On line,
s.v.Asmodeus.
(6) Tradotto in ingl.
dalla ‘J.Q.R.’ La questione riguardante nome e funzioni del demone
appare in xi. 20.
(7) G.Acerbi, Sant’Onofrio e
Sant’Antonio, segreti protettori delle mistiche nozze, in prep., Cap.VII sgg.
(8) Nel passo Maria
comunica al Figlio che nel banchetto nuziale cui sono stati invitati “non c’è
vino” e questi risponde che la Sua ora non è ancora venuta. Quale
ora? Quella evidentemente di rivelarsi come Profeta. Eppure farà in
modo che il maestro di cerimonia (colui che dirige il banchetto, secondo la
Bibbia Cei), l’archi-triclino, abbia ciò che chiede la madre. Che
significa? Se pigliassimo letteralmente la cosa, come fanno ingenuamente
i commenti canonici alla Bibbia (vedi ad es. quello di P.Rossano),
dovremmo credere che Gesú amasse esibire i suoi poteri teurgici; ma non può
esser cosí, apparirebbe troppo banale e poco lusinghiero per il
Redentore. I ”segni” dei quali si parla nel testo non sono prodigî, bensí
evidenze. Corrispondono agli āyāt ( le ‘tracce’ dell’Āyye, il ‘Cervo’, cioè del Signore
identificabile celestialmente
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all’asterismo d’Orione) del Santo Corano. Tant’è che al vs.11 si ribadisce che da quel momento in poi Gesú cominciò a manifestare la Sua Gloria. In iv. 13-4 viceversa è l’acqua a rappresentare entrambe le parti e la differenza riguarda ciò che alla donna di Samaria offrono i Samaritani, cioè atteggiamenti fideistici ma non vera spiritualità, e ciò che le comunica viceversa il Profeta.
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all’asterismo d’Orione) del Santo Corano. Tant’è che al vs.11 si ribadisce che da quel momento in poi Gesú cominciò a manifestare la Sua Gloria. In iv. 13-4 viceversa è l’acqua a rappresentare entrambe le parti e la differenza riguarda ciò che alla donna di Samaria offrono i Samaritani, cioè atteggiamenti fideistici ma non vera spiritualità, e ciò che le comunica viceversa il Profeta.
(9) Secondo altri, in un
diverso contesto, vi era inciso il Sigillo di Salomone.
(10) È il medesimo fuoco, interiore, di cui
dispone il Diavolo (Aker in spagnolo) della XV Lama del Gran Tarocco
Esoterico spagnolo. E che è effigiato nella sua porzione superiore come
fuoriuscente da una sorta di <Terzo Corno> assiale (centrale), il quale
nel folclore nostrano compare quale <Terzo Capello> del Diavolo, pur
principiando dall’osso sacro.
(11) Nel ‘Testamento di Salomone’ è Ornias,
lett. ‘noioso’), a svolgere analoga parte.
(12) Aśmedai è figlio di Śamdōn
e Na’āmāh, a sua volta figlia di Lamek e sorella di Tubal-Cain.
(13) Tal Fuoco è complementare a quello del
Roveto Ardente, contemplato da Mosé sul Sinai.
(14) Anche l’Assoluto, ovviamente, è talvolta
ontologicamente effigiato come Drago o Serpe. Occorre naturalmente
distinguere siffatta simbologia da quell’altra che, in parallelo, designa il
rettile in senso propriamente demoniaco; tanto microcosmico, quanto macrocosmico.
(15) G.Acerbi, Il Trono Volante di Salomone
ed il Volo Magico del demone Asmodeo- Alle pendici del Monte Meru (blog,
8-05-11). Anche se nello Śāyast-na-Śāyast - xviii (la
segnalazione è del Darmesteter) il suo equivalente iranico è sdoppiato e
descritto quale capo dei cattivi spiriti al servizio di Ahriman.
Cfr.n.17.
(16) Questa triplice forma ofidica agli
occidentali è poco nota, per gli scarsi riferimenti ad essa da parte
della Bibbia; ma in ogni caso costituisce una suddivisione
ciclico-temporale ineludibile di quel principio malefico di cui accennavasi
alla n.14. Nella tradizione induista essa prende nome, in senso
evolutivo-involutivo, di Grahamaṇḍala (‘Cerchio dei Pianeti’), Rāśimaṇḍala
(‘Cerchio dello Zodiaco) e Nakṣatramaṇḍala (‘Cerchio degli
Asterismi’). Ai 3 Cerchî concentrici, presiede una divinità, il Kālapuruṣa
( dipinto avvoltolato al centro ); nel cui ambito distinguonsi un Grahapuruṣa,
un Rāśipuruṣa ed un Nakṣatrapuruṣa.
(17) Gl’indiani equiparano infatti Yama (il Signore
dei Morti), cui Aśmedai è filologicamente apparentato attraverso lo Yima/
Aŋgra/ Aeśma iranico (vedi per la dimostrazione il §f ), al
dispositore numinoso di tale asterismo. Non siamo
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d’accordo sulla pretesa però di Darmesteter che Aeśma fosse in origine un epiteto del demone della tempesta, né che il nome non fosse apparentato all’aram.Aśmedai. Gl’iranisti hanno spesso avuto il vizio di dimenticare l’India, altrimenti avrebbero constatato che il suff.-deva si fonde abitualmente col nome che lo precede (ad es., nel sostrato camito-dravidico, Baladeo sta per Baladeva); quindi, a differenza di quanto ha sostenuto a suo tempo Darmesteter, il suff.-dai in ebraico può benissimo corrispondere al sir.dawya (‘demone’). D’altra parte, non solo Yama ma neanche Yima ha svolto in origine la supposta funzione atmosferica. Tale attribuzione è stata addebitata del pari ad Orione, specie in India, laddove la costellazione veniva considerata il luogo di manifestazione di Rudra-Śiva ; che in ogni caso non ha avuto un vero e proprio equivalente in Persia, se non in Zurvān. Siffatta funzione ha senza dubbio preso piede in seguito alla demonizzazione della figura del Primo Nume/ Primo Uomo, per evidente identificazione di Yima/ Aŋgra/ Aeśma con Zurvān Nel contempo, però, si è avuto uno sdoppiamento negativo della stessa figura primeva corrispondente ad Ahriman.
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d’accordo sulla pretesa però di Darmesteter che Aeśma fosse in origine un epiteto del demone della tempesta, né che il nome non fosse apparentato all’aram.Aśmedai. Gl’iranisti hanno spesso avuto il vizio di dimenticare l’India, altrimenti avrebbero constatato che il suff.-deva si fonde abitualmente col nome che lo precede (ad es., nel sostrato camito-dravidico, Baladeo sta per Baladeva); quindi, a differenza di quanto ha sostenuto a suo tempo Darmesteter, il suff.-dai in ebraico può benissimo corrispondere al sir.dawya (‘demone’). D’altra parte, non solo Yama ma neanche Yima ha svolto in origine la supposta funzione atmosferica. Tale attribuzione è stata addebitata del pari ad Orione, specie in India, laddove la costellazione veniva considerata il luogo di manifestazione di Rudra-Śiva ; che in ogni caso non ha avuto un vero e proprio equivalente in Persia, se non in Zurvān. Siffatta funzione ha senza dubbio preso piede in seguito alla demonizzazione della figura del Primo Nume/ Primo Uomo, per evidente identificazione di Yima/ Aŋgra/ Aeśma con Zurvān Nel contempo, però, si è avuto uno sdoppiamento negativo della stessa figura primeva corrispondente ad Ahriman.
(18) J.B. Russell, Il Diavolo nel mondo
antico- Laterza, Bari 1989 (ed.or. The Devil. Perceptions of the Evil
from Antiquity to Christianity- Cornell U., Ithaca-Londra 1977), Cap.V,
p.107.
(19) G.Acerbi, La simbologia fitomorfica:
l’orticoltura nel mito delle origini- V.d.T. (Apr.-Giu. ‘93), Palermo 1993,
P.II, pp. 80 e 86, n.32.
(20) Si noti che persino nella tradizione greco-latina Crono
e Saturno, attorno ai quali cfr. Esiodo e Virgilio, appaiono in panni di
antichi ed emblematici abitatori della terra in tempi argentei; od aurei, nella
trasposizione celestiale ricorrente nell’ermetismo.
(21) Se Satana è legato chiaramente a Saturno,
Lucifero lo è a Venere; Samaele parrebbe invece un demone lunare, Belial
solare, ecc. Asmodeo forse, per il color rosso e la valenza ignea,
potrebbe rimandare a Marte. I nomi demonici varî sparsi qua e là nella Bibbia
sembrano tratti spesso da divinità straniere, in genere del mondo cananeo, il
culto delle quali è stato considerato idolatrico a causa della netta tendenza
ebraica al monoteismo.
(22) Cfr. la visione del Tetramorfo di
Ezechiele nel Carro trainato dai Cherubini, palesante la ‘Ruota nella Ruota’;
ossia, la precessione eliaco-vernale dei 4 Segni Fissi dello Zodiaco.
(23) Russ., op.cit., p.121.
(24) Vedi in proposito R.Graves & R.Patai,
I miti ebraici- Longanesi, Milano 1969 (ed.or. Hebrrew Myths. The
Book of Genesis- International Authors, N.V. 1963-4), p.71.
14
(25) Test. di Sal.- xxi.
(26) Sopra l'acquasantiera retta da
Asmodeo, a Rennes-le-Châteaux, vi sono le statue degli Arcangeli,
contraddistinte dai seguenti colori: azzurra/ autunno (Michele), verde/ inverno
(Raffaele), bianca/ primavera (Gabriele), rossa (Uriele). Le attribuzioni
di Gabriele e Michele sono talora invertite. Inutile evidenziare il
carattere alchemico di tali colorazioni, sebbene nella rappresentazione in
questione la distribuzione dei colori non è posta nelle giuste Direzioni.
A volte gli Arcangeli divengono 7 coll’aggiunta ai 4 Arcangeli Maggiori di 3
Arcangeli Minori e sono in tal modo assimilati ai Pianeti, rappresentando
la gerarchia della Luce Spirituale ossia i Sette Raggî dell’Illuminazione
interiore, macro-cosmicamente dell’Arcobaleno.
(27) Cfr. coll’ingl.m.angry
(‘adirato’).
(28) Notiamo che la distruzione è un fenomeno
principalmente igneo.
(29) Nel nome latino il raddoppiamento della n
avviene per nasalizzazione della gutturale.
Illustrazioni
1. Il demone Asmodeo (scultura in terracotta, dett., Chiesa della Maddalena, Rennes-le-Château,
Francia, XIX sec.).
2. Asmodeo Tricefalo, con
zampa d’oca e coda di serpe (C.
de Plancy, Dictionaire Infernal).
3. I 4 Arcangeli sormontanti l’acquasantiera mentre si fanno il Nome-del-Padre (scultura in terracotta, Chiesa della
Maddalena, Rennes-le-Chateau, Francia, XIX sec.).
4. Il Diavolo
(Grande Tarocco esoterico, Spagna, dat.inc.).
5. Lucifero (bassorilievo,
Colonna del Diavolo, Cappella di Rosslyn, Scozia, 1.446-1.450).
6. Il Drago (Fuoco) alla base della colonna (bassoril., Col. dell’Apprendista, idem.).
Fonti
1. On line.
2.
Ibid.
(A.Veronese, La figura di Asmodeo, C.S. La Runa, 18-09-09).
3.
Ib.
4.
Tarocco
Esoterico spagnolo.
5.
On line (Cappella di Rosslyn).
6.
Ibid.
(idem).
Fig.1
Fig.2
Fig.3
Fig.5
Purtroppo ho già rifatto il testo 50.000 volte, ma non va mai a posto. Un po' grande, un po' piccolo, cambia carattere, non capisco perché. Chiedo alla ditta d'intervenire, per favore.
RispondiEliminaFinalmente sono riuscio a metterlo a posto per bene.
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